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Rethia
Il principio della diversità
Era da un po’ che sognavamo di avere un birrificio per cliente. Di vini e cantine ne seguiamo tanti, ma con l’avvento delle birre artigianali avevamo assistito (solo dall’esterno) a un’esplosione di creatività, non solo in termini di luppolatura e fermentazione, ma anche di etichette, packaging e visual design in generale.
Per questo, quando si è prospettata una collaborazione con Rethia, il maggiore birrificio artigianale trentino, ci siamo buttati anima e corpo nel nuovo progetto.
Rethia
First things first
Rethia aveva già una comunicazione avviata e nessuna urgenza cui rispondere immediatamente. Grazie a questa fortunata congiuntura abbiamo avuto l’occasione di lavorare con metodo e partire da un’analisi della comunicazione corrente, per arrivare alla proposta di una nuova strategia.
Il cliente era cresciuto costantemente negli anni, raggiungendo un’importante quota di mercato sul territorio provinciale, ma senza sapere bene come fare a espandersi ancora un po’.
Si trattava di fare un salto di qualità, di trovare un’identità chiara e una voce riconoscibile per farsi ricordare dagli utenti finali e dai gestori di pub e ristoranti.
Rethia Rethia
Drink friendly
La birra Rethia nasce dall’amicizia di tre ragazzi, che hanno cominciato a fare birre per sé e per i propri amici. Col passare del tempo i tre giovani si sono accorti che le loro birre erano più buone di quelle che si trovavano in commercio e che quella passione poteva diventare un lavoro. Ecco, volevamo che quel senso di amicizia trasparisse anche nella nuova comunicazione, non solo l’amicizia tra i fondatori del marchio, ma anche tra chi va regolarmente in birrificio per comprare una cassa o nella taproom per bersi un boccale.
In fondo l’amicizia è la quintessenza di un birrificio artigianale, che per sua natura deve restare piccolo, locale, personale. Per questo abbiamo convinto Cristiano, Nicola e Giovanni a metterci la faccia, ma anche a coinvolgere i loro amici, i volti veri di chi beve Rethia e che volevamo diventassero il volto del marchio anche all’esterno.
Chi beve Rethia ama la diversità, l’unicità di ogni cotta e di ogni persona, la fragilità di ciò che ha bisogno di cure e che non può essere massificato. Il volto di Rethia è il volto di giovani che amano cose semplici e fatte bene, ma soprattutto che amano ridere insieme.
Rethia Rethia Rethia Rethia
Less is more
In genere il packaging è il primo dei lavori che si cura per un cliente. Nel nostro caso è arrivato dopo anni, ma ne è valsa la pena, perché ci è toccato il packaging che tanto desideravamo: la lattina! La birra artigianale viene tradizionalmente in bottiglia, ma Rethia non ha tardato a raccogliere la nuova sfida: la lattina costa meno, non perde qualità, è più facilmente riciclabile ed è più amichevole, si lascia bere senza impegno.
Volevamo un design semplice ed elegante, ma anche di impatto. Per questo abbiamo scelto l’elemento grafico che secondo noi caratterizza di più l’identità di Rethia: la barra inclinata. In fase di analisi avevamo chiesto cosa significasse, ma ci era stato risposto che non aveva un significato particolare. Semplicemente spezzava gli angoli retti del logo e portava una ventata di colore che staccava bene sul nero.
Ragionandoci sopra, però, un significato l’abbiamo trovato. La birra artigianale spezza la piattezza della birra industriale come quella barra spezza la rigidità degli angoli retti e della monocromia. La sua inclinazione è il principio della diversità, un po’ come il clinamen di Lucrezio (ricordi del liceo!), che permette agli atomi di incontrarsi e di creare il mondo.
Così la barra è diventata il simbolo di Rethia e la base del pattern che decora le nuove lattine. In più le abbiamo dato ruvidità, matericità, come si addice a un prodotto artigianale. Ci piace da morire.
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